Patrizia Cacciani: Sul confine tra Italia e Jugoslavia: I cinegiornali italiani e la propaganda

19.6.2023

Patrizia Cacciani, Archivio storico Luce

Lo scorso 10 maggio a Lubiana, presso la Cineteca Slovena, sono stati proiettati i cinegiornali delle testate «La settimana Incom» e «Mondo Libero», presenti nel patrimonio dell’Archivio Storico Luce, che esplorano il confine tra Italia e Jugoslavia nel periodo che va dal 1946 al 1953, con particolare attenzione alla Questione di Trieste.

Questi stessi cinegiornali sono stati oggetto di una retrospettiva nel convegno ORIENTE/OCCIDENTE. La frontiera nel cinema nella storia, a maggio 2022, proprio a Trieste.

Si tratta di otto servizi de «La settimana Incom» dal 1946 al 1953 e di un servizio di «Mondo Libero» del 1953. Servizi brevi, come sono quelli di un cinegiornale, fatta eccezione per quello dedicato a Pola del 1947.

I contenuti del patrimonio audiovisivo dell’Archivio Storico Luce sono archiviati in una banca dati organizzata in tre grandi dizionari controllati: antroponimi, tematico, toponimi. Al loro interno sono gerarchicamente organizzati in Dizionari, tra cui quello Storico Politico, all’interno del tematico. La struttura storico temporale internazionale, come nel caso di indagine, è “Dalla fine della guerra al crollo del blocco sovietico (1945-1989)” che, a sua volta, ha gerarchicamente in albero la cronologia interna per nazione. Decisamente più declinato per l’Italia, che in questo specifico è “Italia 1. L’era De Gasperi (1945-1953)” dove il descrittore di riferimento è “Questione giuliana”. Nel fare la ricerca sul nostro sito www.archivioluce.com, nella ricerca avanzata alla stringa temi, con il descrittore “Questione giuliana”, emergono molti documenti filmici e fotografici. Nella tipologia cinegiornali sono 77 le occorrenze, di cui «La settimana Incom» è il numero più consistente, seguito dal «Mondo Libero».

L’analisi delle immagini, del commento sonoro, ci aiuta a comprendere quanto il cinema no fiction abbia svolto una funzione di agente di storia nel suo contemporaneo e svolga ora quella di fonte storico documentaria. E per questo prendere in esame alcuni dei servizi proiettati.I servizi dei cinegiornali selezionati rispondono perfettamente alle date della Storia sul confine orientale. La propaganda politica nazionale detta i tempi ed i temi del racconto.

Dal 9 marzo al 5 aprile 1946 la Commissione Interalleata è presente a Trieste per la definizione dei confini. L’obiettivo era di studiare la composizione etnica del territorio e proporre una nuova linea di demarcazione. I due primi servizi de «La settimana Incom», 7 e 8 che portano la data di edizione del 1° e del 10 aprile 1946, sono legate alla presenza della commissione: le immagini delle manifestazioni per le vie sono sostenute da un commento sonoro evocativo sulla patria, la nazione ed in particolare sulla lingua italiana.

 

 

Il primo governo De Gasperi assume dei provvedimenti che ridefiniscono il calendario civile: con il decreto luogotenenziale del 22 aprile 1946, il 25 aprile venne dichiarato festa nazionale mentre il 1° maggio fu riconosciuto come festa internazionale del lavoro. Trieste fu liberata dai reparti della IV Armata dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia proprio il 1° maggio 1945.

Il 3 luglio 1946 gli USA, la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica accolgono la nota francese per Monfalcone e Gorizia italiana, Trieste diventa un territorio libero sotto il Governo Militare Alleato, Istria e la Dalmazia diventano jugoslave.

Il 10 febbraio 1947 viene firmato il Trattato di Parigi che ridimensiona la provincia di Gorizia, l’Italia perde Zara e Pola. Il trattato entra in vigore il 15 settembre 1947, ma gli Alleati lasciano il confine già a febbraio. «La settimana Incom» 46, numero unico quindi speciale e di approfondimento, dal titolo Pola, addio, viene editato in sala proprio nella data della firma del trattato.

La narrazione visiva e sonora è dolorosa. Sono incessanti le immagini dedicate alle persone, spaventate con particolare intenzione sugli anziani e le donne, che lasciano la città. Il dolore non può che essere che condiviso e fatto proprio. Nulla racconta del fallimento della politica estera italiana a partire dalla conferenza di pace di Parigi dal 29 luglio al 15 ottobre 1946.

I due servizi del 1953, delle due testate sopracitate, sono entrambi editati ad ottobre. «La settimana Incom» 1006 il 21 ottobre, il «Mondo libero» 116 il 31 ottobre.

 

 

Nella primavera del 1953 le elezioni politiche videro una flessione della Democrazia Cristiana e Alcide De Gasperi uscì di scena. Il periodo successivo di instabilità politica determinò una riduzione della forza negoziale dell’Italia. Il governo di Giuseppe Pella, che seguì la caduta del governo De Gasperi, tentò di risolvere la questione attraverso due atti: sul campo, inscenò una dimostrazione militare accompagnata dal progetto di un colpo di mano in zona A, fallimentare; a livello diplomatico, comunicò agli anglo-americani la rinuncia alle rivendicazioni sulla zona B e la propria disponibilità ad una spartizione del TLT lungo la linea Morgan. L’8 ottobre 1953 USA e Gran Bretagna emisero una Nota bipartita con la quale comunicavano la loro intenzione di sciogliere il Governo Alleato Militare e di trasferire all’Italia l’amministrazione della zona A. Il governo di Belgrado protestò vivacemente, perché il suo potere negoziale sulla possibilità di ottenere alcune zone chiave della zona A decadeva e allo stesso tempo veniva meno la possibilità di negoziare compensi adeguati con l’Italia per la rinuncia di Trieste.

Lo stallo fu superato agli inizi del 1954 quando USA e Gran Bretagna convocarono un negoziato strutturato in due fasi: una trattativa separata con la Jugoslavia e poi, una volta raggiunto l’accordo, un nuovo negoziato con l’Italia. La questione si risolse nell’ottobre dell’anno successivo con il Memorandum di Londra, che entrò in vigore il 26 ottobre 1954. In questo modo l’Italia poté estendere alla zona A la propria amministrazione. Lo stesso fece il governo jugoslavo in zona B.

Il memorandum è un accordo pratico, non un trattato internazionale. Questa ambigua soluzione fu risolta solo nel 1975 con il Trattato di Osimo, definizione formale della nuova linea di confine.

Nel cinegiornale de «La Settimana Incom» vengono citate le intese di Londra, con anche la data, e le dichiarazioni italiane e jugoslave che con determinazione rivendicano i territori. Mentre, il mondo libero racconta la partenza degli Alleati dal territorio libero di Trieste e le esercitazioni al confine dell’Esercito italiano con l’intento di riaffermare «che per tradizione, storia e civiltà» Trieste è italiana.

L’etimologia della parola confine deriva dal latino cum finis. Frons (frontis) è l’etimologia, sempre latina, da cui deriva la parola frontiera.

Il confine è la linea che definisce lo spazio soggetto al potere di uno Stato dallo spazio di un altro Stato. Il punto di vista è del diritto internazionale e della geografia politica. Un luogo fisico che risponde ad una condivisione della demarcazione.

La frontiera, ciò che è davanti. Legalmente corrisponde alla striscia di territorio che si trova vicino al confine dei due stati. Un luogo di transito, un luogo meno definito e per questo più immaginario. Dove i popoli possono passare, fermarsi, incontrarsi.

I cinegiornali dell’Archivio storico Luce parlano delle scelte politiche centrali per determinare i confini. I popoli non si incontrano. Si racconta il conflitto identitario. Credo che, una nuova frontiera, sarà una indagine sulle fonti private. Si potrebbe costruire un percorso tra fonti coeve e raccontare molto di più sul luogo indefinito ed immaginario della frontiera.