Fonti per studiare la storia del cinema e la nascita dei cinegiornali

Fonti per studiare la storia del cinema
Costruire un inventario delle fonti utilizzabili per scrivere la storia del cinema è un compito impegnativo, ma indubbiamente necessario. L'impresa non è facile, poiché la storiografia del film non ha ancora strutturato del tutto le sue fonti.
Dal Novecento, la storia non è più legata solamente alle fonti scritte o all'iconografia dell'arte classica. Di fatto, ha acquisito una nuova, importantissima fonte, che è il film. Dal 1895, quando i fratelli Lumière avviarono le prime proiezioni a pagamento, il cinema si è diffuso molto rapidamente a tutti i livelli. Poiché i film erano muti, rappresentavano un linguaggio che era compreso dalla popolazione più ampia. Da allora, abbiamo a disposizione una vasta gamma di filmati, scene, luoghi, personalità e fatti. I filmati sono importanti, esistono, e sarebbe un peccato non utilizzarli quando si parla di storia del cinema e della storia in generale.
Quando si parla della storia del cinema, la fonte primaria è il filmato stesso. Sfortunatamente molti sono andati persi o distrutti e oggi non esistono più. Dunque, è necessario utilizzare anche altre fonti. Ad esempio, le recensioni cinematografiche, descrizioni dei film e poster utilizzati nella distribuzione di questi. Se il film in sé non esiste, tutte queste fonti secondarie diventano fonti primarie per scrivere la storia di qualcosa che non esiste più. Pertanto, se i film esistono, sono più che ben accetti e devono essere visti nonché compresi prima che si possa veramente parlare di loro. Tuttavia, se non abbiamo un'opera cinematografica, dobbiamo prendere in considerazione tutto il materiale che è stato creato attorno al film.
Il cinegiornale: Nascita del formato cinegiornalistico
Il cinegiornale è un formato di cortometraggio informativo, solitamente composto da diversi articoli brevi che riportano eventi di attualità. Di solito veniva proiettato nelle sale prima dell'inizio del lungometraggio. È caratterizzato da uno stile generalmente documentaristico o di reportage, e lo contraddistingue un ritmo relativamente sostenuto dove si susseguono le notizie, ed è di una durata limitata.
Il cinegiornale, come format di programma cinematografico informativo, nacque in Francia all'inizio del Novecento e si afferma già nell'era del cinema muto. L'idea venne al pioniere dell'industria cinematografica francese, Charles Pathé, nel 1908. Il formato del cinegiornale fu quindi un'invenzione francese, che i francesi poi esportarono negli Stati Uniti d'America. Il cinegiornale trovò un terreno fertile oltreoceano e lì raccolse molto rapidamente un enorme successo. Il mercato americano era sproporzionatamente più grande di quello francese. Vennero realizzati sia da grandi case di produzione cinematografica, che lo utilizzavano per aprire le proiezioni dei loro film, sia da case di produzione di medie o piccole dimensioni, che sono nate appositamente per la produzione di cortometraggi.
Una pietra miliare fondamentale, che riguarda il contenuto e l'argomento dei cinegiornali, è rappresentata dall'inizio della 2° guerra mondiale. Allora, i cinegiornali divennero un efficace strumento politico di propaganda che i regimi totalitari utilizzarono con successo per manipolare e modellare l’opinione pubblica. Negli anni immediatamente dopo la 2° guerra mondiale, invece, il cinegiornale divenne un formato periodico molto popolare, incentrato soprattutto su notizie di costume, sport, spettacolo, moda, grandi fatti di cronaca e di politica, ma trattava questi temi in modo leggero e facile da comprendere.
Negli anni '70 la popolarità del cinegiornale cominciò a diminuire e questo iniziò progressivamente a scomparire dalle sale cinematografiche, perché la televisione, ormai, si era affermata come ottimo strumento di comunicazione di massa e, allo stesso tempo, il cortometraggio a livello di produzione cinematografica, era in crisi. Nello stesso periodo cominciarono a cambiare anche le modalità con cui il pubblico veniva invogliato a fruire dell'intrattenimento cinematografico, diventando sempre più un semplice prodotto di consumo.
Paolo Caneppele si è laureato in Storia moderna presso l’Università di Bologna e ha conseguito il dottorato in Studi artistici e culturali presso l’Università di Linz. Ha curato i progetti di ricerca e le pubblicazioni al Filmarchiv Austria (1997-2002) ed è stato responsabile della biblioteca, archivio fotografico e grafico della Cineteca di Bologna (2002-2004). Dal 2004 al 2018 è stato il responsabile di tutte le collezioni dell’Austrian Film Museum di Vienna, istituzione per la quale ora cura le collezioni non filmiche. È docente di Archivi e fonti cinematografiche presso l’Università di Udine.
Numerosi sono i suoi studi sulla storia del cinema, sulla censura, gli home movies, la storia locale del cinema etc. Tra i molti libri troviamo anche due volumi interdisciplinari che spaziano tra cinema, pubblicità, arti figurative e letteratura: il primo è dedicato allo scrittore polacco Bruno Schulz La repubblica dei sogni. Bruno Schulz, cinema e arti figurative, pubblicato dal Kinoatelje. Il secondo, invece, si concentra sulla paventata fine del mondo nel 1910 I capelli della cometa. Di esseri in fiamme, catastrofi varie e donne in bicicletta, uscito nel 2008. Nel 2021 ha pubblicato il volume Sguardi privati. Teorie e prassi del cinema amatoriale.
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