La città dolente, Mario Bonnard

Difficile descrivere in modo univoco il film di Mario Bonnard "La città dolente". Si tratta infatti di un’opera che, all’epoca in cui fu realizzata, rappresentò un’innovazione tecnica grazie all’abile combinazione di film documentario e di finzione, ma al contempo contiene un’esplicita nota propagandistica che per definizione è di parte. Il film, realizzato nel 1948, è tra l’altro importante in quanto è l’unico che all’epoca trattò il tema estremamente delicato dell’esodo degli italiani dall'Istria nel 1947.
A causa della situazione politica a Pola gli autori del film non ebbero scelta e furono costretti a girarlo sul suolo italiano. Gli interni furono ricreati a Cinecittà, mentre Civitavecchia funse da sostituto ai panorami istriani. D’altro canto, però, il materiale documentaristico che fu utilizzato e abilmente montato era stato girato proprio a Pola, dove un anno prima Gianni Alberto Vitrotti e Enrico Moretti girarono il documentario "Addio mia cara Pola".
L’opera, la cui sceneggiatura fu firmata anche da Federico Fellini, non ottenne grande successo di pubblico alla sua uscita nel 1949 e fu presto dimenticata, forse per la sua tematica delicata. Il film su pellicola da 35 millimetri, che la casa di produzione Scalera donò all’Istituto Luce, è stato restaurato nel 2006 dalla Cineteca del Friuli, che gli ha restituito la brillantezza originaria.
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L’arte cinematografica come strumento per superare i confini
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